gravatar

Roland Barthes: Operazione Astra (o del perché Berlusconi ne uscirà come sempre vincente).

Insinuare nell'Ordine lo spettacolo compiacente delle sue schiavitù è diventato ormai un mezzo paradossale ma perentorio per glorificarlo. Ecco lo schema di questa nuova dimostrazione: prendere il valore d'ordine che si intende restaurare o sviluppare, esporre prima diffusamente le sue meschinità, le ingiustizie che ne derivano, le angherie che provoca, immergerlo nella sua imperfezione di natura; poi, all'ultimo momento, salvarlo malgrado o piuttosto con la pesante fatalità delle sue tare. Degli esempi? Non ne mancano.
Prendete un esercito: scoprite senza finzioni il caporalismo dei suoi capi, il carattere limitato, ingiusto, della sua disciplina, e in questa tirannia ottusa immergete un essere medio, soggetto ad errori ma simpatico, archetipo dello spettatore. E poi, all'ultimo momento, rovesciate il cappello magico, e traetene l'immagine di un esercito trionfante, bandiere al vento, adorabile, a cui, come la moglie di Sganarello, non si può essere che fedeli, anche se battuti (From here to eternity, Tant qu'il y aura des hommes).
Prendete un altro esercito: affermate il fanatismo scientifico dei suoi tecnici, la loro cecità; mostrate tutto ciò che un rigore tanto inumano distrugge: uomini, coppie. E poi tirate fuori la vostra bandiera, salvate l'esercito con il progresso, legate la grandezza dell'uno al trionfo dell'altro (Les Cyclons di Jules Roy). Infine la Chiesa: dite con frasi brucianti il suo farisaismo, la limitatezza dei suoi bigotti, avvertite che tutto questo può essere letale, non nascondete nessuna delle miserie della fede. E poi, in extremis, lasciate capire che la lettera, per ingrata che sia, è una via di salvezza per le sue vittime stesse, e giustificate il rigorismo morale con la santità di quelli che ne sono oppressi (Living room di Graham Greene).
E' una specie di omeopatia: si guariscono i dubbi contro la Chiesa, contro l'Esercito, con il male stesso della Chiesa e dell'Esercito. Si inocula un male contingente per prevenire o guarire un male essenziale. Insorgere contro l'inumanità dei valori d'ordine, si pensa, è una malattia comune, naturale, scusabile; non bisogna affrontarla direttamente ma piuttosto esorcizzarla come un invasamento: si fa rappresentare al malato la parte della sua malattia, lo si porta a conoscere il volto stesso della sua ribellione, e la ribellione sparisce tanto più sicuramente in quanto una volta allontanato, osservato, l'ordine si riduce a un insieme manicheo e quindi fatale, che vince sui due tavoli e di conseguenza benefico. Il male immanente della schiavitù è riscattato dal bene trascendente della religione, della patria, della Chiesa, ecc. Un po' di male “confessato” dispensa dal riconoscere molto male nascosto.
Nella pubblicità si può ritrovare uno schema romanzesco che illustra assai bene questo nuovo vaccino. Si tratta della pubblicità Astra. Il raccontino comincia sempre con un grido d'indignazione contro la margarina: “Una crema con la margarina? E' inconcepibile!” “Margarina? Ma tuo zio sarà furioso!” E poi gli occhi si spalancano, la coscienza si placa, la margarina è un alimento delizioso, gradevole, digeribile, economico, utile in ogni circostanza. Si conosce la morale del finale: “Eccovi liberati da un pregiudizio che vi costava caro!” In questo stesso modo, l'Ordine vi libera dai vostri pregiudizi progressisti. L'Esercito valore ideale? è inconcepibile; guardate le angherie, il caporalismo, la cecità sempre possibile dei suoi capi. La Chiesa infallibile? Ahimè, c'è molto da dubitarne: guardate i suoi bigotti, i suoi preti impotenti, il suo conformismo letale. E poi il buon senso fa i suoi conti: che cosa sono i piccoli inconvenienti dell'Ordine a paragone dei suoi vantaggi? Vale bene il prezzo di un vaccino. Che cosa importa, dopo tutto, che la margarina non sia altro che grasso, se il suo rendimento è superiore a quello del burro? Che cosa importa, dopo tutto, che l'Ordine sia un po' brutale e un po' cieco, se ci permette di vivere a buon mercato? Eccoci, anche noi, liberati da un pregiudizio che ci costava caro, troppo caro, che ci costava troppi scrupoli, troppe rivolte, troppe lotte e troppa solitudine.

Roland Barthes, I miti d'oggi, Einaudi