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La morte del cinema

Ho chiuso con il cinema inteso come mezzo espressivo. Secondo me, il cinema è morto. Guarda le apparecchiature che si usano oggi in tutto il mondo per scattare fotografie: inizierai a renderti conto di quello che accadrà in futuro.
Amo girare filmati con le videocamere digitali, come faccio al momento. Avendo un sito web, ho iniziato a compiere piccoli esperimenti per il sito con le videocamere compatte, pensando in un primo momento che fossero semplicemente dei giocattoli e che non servissero a molto. Invece a poco a poco mi sono accorto che in realtà servono eccome; almeno per me è così.
Hai un'autonomia di quaranta minuti di ripresa, con messa a fuoco automatica. Sono leggerissime. E puoi vedere subito ciò che hai appena girato. Per i film devi andare nel laboratorio di sviluppo e stampa e solo il giorno successivo puoi vedere le riprese; invece, con le videocamere digitali, appena hai finito puoi scaricare il girato sul computer e metterti subito al lavoro. Ed esiste un'infinità di software. Migliaia ne spuntano oggi e altri diecimila ne spunteranno domani. Una rivoluzione che è avvenuta prima per l'audio. Chi non ha ProTool oggi? Usandolo puoi manipolare le tracce audio, regolarle alla perfezione in modo incredibilmente veloce. Ora sta succedendo lo stesso con i video. Sono strumenti che offrono un grandissimo controllo sul lavoro.
Iniziai a pensarci su e a sperimentare. Provai diverse volte a riversare le riprese girate con la videocamera digitale da formato DV a pellicola, un'operazione tuttora necessaria per poterle proiettare al cinema. Anche se il filmato non sembra esattamente girato su pellicola, il risultato è di gran lunga migliore di quanto avessi mai immaginato.
Quando entri nel mondo del digitale, fatto di attrezzature piccole e leggere come una piuma e dotate di messa a fuoco automatica, risulta troppo d'impaccio lavorare con la pellicola. Le cineprese da 35 mm iniziano a sembrarmi dinosauri. Sono enormi, pesano tonnellate, e devi poterle trasportare. C'è una marea di cose da fare, e tutto procedere troppo lentamente. Usarla sottrae un sacco di possibilità. Con le telecamere digitali è tutto più leggero; hai maggiore flessibilità di movimento. Tutto è molto più agevole. Puoi pensare e su due piedi catturare subito le immagini. Gli attori poi devono immedesimarsi in un personaggio nel cuore di una scena e dopo dieci minuti sono costretti a fermarsi improvvisamente per fare ricaricare le cineprese con un nuoco chassis, una necessità che spesso rovina l'atmosfera. Con le videocamere, invece, sei sempre in azione; puoi continuare a riprendere per quaranti minuti. Puoi cominciare a parlare con gli attori, e intervenire per dare loro un input senza interrompere le riprese. E perfino provare con loro, anche se di solito mi metto a incasinare la colonna sonora, perché poi bisogna tagliare tutte le mie parole. Molte volte però parlo con gli attori durante le riprese e in questo modo riusciamo a penetrare sempre più a fondo nello spirito dell'idea.

David Lynch, In acque profonde, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori